Il mondo: c’è chi ferisce e chi subisce.
24 Aprile 2021
Lo so, il mondo forse non cambierà, d’altronde non è mai cambiato nemmeno dopo altri eventi catastrofici. Sappiamo come è andata a chi ha provato a farlo: da Gesù sino ad arrivare agli eroi nazionali. Ma non smetterò mai di informarmi e cercare la verità (uniche armi di difesa che ho) né smetterò di sperare in un’inversione di rotta. Non si può pensare di forzare la mano sperando di tornare come prima, perché come eravamo prima ci portati a come siamo oggi. L’umanità deve ‘reinventarsi’. Cito uno scienziato inglese che ho ascoltato su sky news : un giornalista gli chiede, ”se io potessi far sparire il covid adesso, quando si tornerà a come prima?” Lui risponde: ‘ il mondo come lo conoscevamo? Storia! Non so in che modo le cose possano tornare come prima.’
Ballavamo sull’orlo dell’abisso. Chi lo faceva inconsapevolmente e chi ci guadagnava sull’inconsapevolezza altrui. Non ci siamo fermati un attimo prima del caos e adesso, per uscirne, dobbiamo voltare pagina.
Si poteva fare affidamento sulla verità all’inizio della pandemia, adesso solo su di noi: possiamo fare la differenza attraverso le scelte. Il popolo conta solo quando spende, ecco spendiamo bene.
Avevamo bisogno di una rara virtù per non arrivare alla situazione attuale: la parresia. Come le bugie hanno portato alla catastrofe di Chernobyl -” Ogni bugia contrae un debito con la verità. Prima o poi la verità presenta il suo conto, ed è altissimo ”, disse un ingegnere nucleare durante il processo sull’esplosione della centrale-, le non verità o bugie verosimili, oggi, hanno messo in ginocchio l’umanità.
Chi ha deciso di lanciare la macchina ” pianeta Terra ” a tutta velocità contro una parete, pare non abbia intenzione di fermarla.
Si cerca di puntellare e tener in piedi quel che rimane della “vecchia società moderna”. Una società ingiusta, basata su: diseguaglianza, violenza, iniquità. Su chi ferisce e chi subisce.
“Bisognerebbe prendere la società ai quattro angoli della tovaglia e buttar tutto in aria!” Diceva Hugo.
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