Pura Seta di Annetta
19 Gennaio 2025
A chi capisce la realtà …
Una novella ironica, sensuale e dissacrante.
Personaggi:
Al debonus : Occhi color succo d’acero sulle frittelle appena fatte. Capelli biondo scuro e ciuffo falsamente ribelle, ma sapientemente domato. Sguardo incandescete e sorriso di chi sa di piacere a tutti…
Ricco, molto ricco. I lingotti d’oro erano dei poveracci in confronto a lui.
Fisico: in confronto il David di Michelangelo è un mollaccione
Arti amatorie: Don Giovanni un principiante di fronte ad Al debonus.
Competenze sessuali: Avrebbe potuto riscrivere a occhi chiusi il Decameron.
Macchina scattante, seducente e arrogante come lui.
Profumo: Ghiaccio Bollente. Per uomini che dominano. Eau de parfum MAI eau de toilette. D’altronde la classe non è acqua.
Abbigliamento: giacca e cravatta anche come pigiama. Vezzo: la camicia leggermente attillata per far scorgere i muscoli delineati. Vedi mai che non si notasse lo sforzo fatto per avere quel fisico. Lui frequentava l’ambito circolo Viril Man. E aveva ottenuto l’agognata tessera platinum. In pochi la possedevano.
Hobby: vedere le donne squalgliarsi ai suoi piedi come i riccioli di burro che spalmava sulle tartine al caviale.
Donne ideale: Tutte e nessuna. Fondamentale che riuscissero a spogliarlo senza sgualcirgli la camicia, baciarlo senza lasciare tracce di rossetto o appiccicume del gloss, e non gli scompligliassero il ciuffo. Lui in cambio sussurrava frasi che nemmeno Cyrano avrebbe potuto superarlo.
Notti bollenti grazie al caldo abbraccio del… il suo plaid 100% caschemire.
Chi fra le donne riuscirà a scalare quella montagna di muscoli seducenti chiamati Al debonus e arrivare alla vetta, dritta nella sua mente?
ANNETTA PACEDEISENSI: Lunghi capelli lisci castano chiaro incorniciano il viso delicato di Annetta. Grandi occhi verde grigio sempre attenti e acuti, osservano con disicanto il mondo. Sorriso spiazzante per sincerità, dispensa utili consigli e ironia graffiante. Bellezza classica, d’altri tempi, per nulla appariscente. Corpo esile e affusolato; soprannominata da Al debonus, con lieve sarcasmo, il Fuscello. Annetta, un vero grattacapo per Al.
Immune al fascino di Al debonus e di qualsiasi altro uomo perchè era caduta troppo spesso nella trappola illusoria della fiaba sentimentale. “Quando conoscerò un uomo che non prende in giro le donne… ci penserò.”
Talento: imabattibile mangiatrice di dolci.
MICHI L’ILLUSA: Procace biondina dallo sguardo color mandorla sempre languido e nasino capriccioso. Disegnato sul suo viso furbo un seducente broncio.
Hobby: inseguire romantiche illusione e dispensare occhiate di fuoco ad Al debonus.
VALE SPREZZANTIN: Gambe lunghi come grattacieli, ben allenate e muscolose che sfoggiava con orgoglio. Occhi di ghiaccio e capelli di platino. Si aggirava per la città dispensando sguardi sprezzanti a chi non era ricco quanto lei.
Giornata tipica: aprire e chiudere la cabina armadio, truccarsi e spettegolare.
Troverete tanti altri personaggi.
Cominciamo?
“Ciao, amico! Come va? Batti la fiacca, eh?” Disse Al debonus al suo compagno di letto.”Tu rimani qui sotto il plaid. Io, ahimè, vado in ufficio… un uomo d’affari non si può mai fermare. Qualcuno dovrà pure portare a casa la pagnotta e tu non mi sembri propenso, vero?” Al accarezzò l’amico che lo guardava con occhi dolci, d’altronde era a corto di parole. “Goditi il temporale,” aggiunse Al che uscì dal letto e in un attimo si chiuse nella doccia. L’amico di Al era un peluche che aveva sin da piccolo. Lo chiamava amico perchè lo era davvero. Al aveva altri peluches, ma tutti custoditi in una cabina armadio segreta; se li avesse lasciati in giro per casa avrebbero intaccato la sua fama di uomo glaciale e fascinoso. Non era cool dire alle donne: “Ti va di salire a casa a vedere la mia collezione di peluches?” Non sarebbe stato credibile agli occhi delle donne e nemmeno degli uomini. Ma il suo amico speciale lo teneva con sè. Sempre.
Uscito dalla doccia, si spalmò il suo dopo doccia preferito agli agrumi: Muscoli seducenti. Suonò il telefono, andò in camera, afferrò l’aggeggio elettronico e fissò per qualche secondo l’immagine che apparve sullo schermo. Il faccione di Vale Sprezzantin lo fissava quasi a esortalo a rispondere. Una volta riconosciuta l’amica, Al pensò: “È Vale! Ha cambiato foto, deve aver messo un filtro nuovo.”
“Ehi Vale, scusa se ti ho fatto aspettare. Che filtro hai messo? Non ti riconscevo.” Lei replicò contrarariata: “Come ti permetti. Io non uso filtri! Ho messo una foto senza stucco, cioè trucco.” A dire il vero, Vale aveva usato un nuovo filtro chiamato Nebbia del nord, sfumava parecchio le rughe. Forse troppo. Fece notare ad Al che la foto in questione l’aveva pubblicata sui social con la didascalia: “oggi al naturale” suscitando “sincera” ammirazione e migliaia di commenti come: “Sei splendida anche acqua e sapone.” Al, poco convinto, disse: “Va bene Vale, ti credo. Dimmi cosa vuoi perchè ho da fare.”
“La serata a casa del Marchese Poldo ducojonis!” Esclamò Vale.
“Sembra divertente.” Disse Al con ironia.
“Divertente come sempre! Mi raccomando,elegantissimo.”
“Certo elegantissimo, come sempre.” Replicò Al che riagganciò il telefono.
Al lanciò un’occhiata furtiva al letto, alle lenzuola di seta e al suo peluche.
Sarebbe tornato subito al calduccio. “Purtroppo non posso.” Pensò con amarezza. Si cambiò velocemente e indossò la sua consueta ‘mise d’ufficio’: giacca blu, pantaloni grigi e cravatta pied de poule grigio e blu.
Arrivato in ufficio, le segretarie, “riccioli di burro”, come al solito, si squagliarono al sensuale “buongiorno” di Al debonus.Tutte rigorosamente in tailleur grigio e camicia di seta blu chiaro.
“Le sue tartine al caviale sono già sulla sua scrivania e …” disse una di loro.
“Si, lo so. Mi hanno chiamato in tante. Passatemi tutte le telefonate di donne e affari. “Replicò Al mentre con un paio di falcate entrò nel suo ufficio.
Nel frattempo…
Michi L’illusa si cambiava l’ennesimo completo ginnico nello spogliatoio del circolo VirilMan frequentato da Al.
“Che dici? Quale metto?” Chiese Michi all’amica Annetta Pacedeisensi che disse: “Le curve vanno delineate e non esibite, quindi direi quello blu.”
“Dici che sono troppo succinta?”
“Sembri nuda…”
“E va bene, seguirò i tuoi saggi consigli. Adesso andiamo che è tardi.” Disse Michi.
“Perchè il famoso Al debonus è arrivato?”
“NO! Verrà nel tardo pomeriggio.”
“COSA?! Mi hai trascinato qui praticamente all’alba e lui apparirà la sera!”
“Ma certo, potrebbe venire durante la pausa pranzo e soprattutto dobbiamo sondare il terreno e raccogliere informazioni su di lui, le sue ex, cosa gli piace… Qui lo conosco tutti. Su, andiamo. Io sono pronta. E tu mettiti sciatta.” Disse Michi.
“Sono in felpa e pantaloni larghi. Ma se preferisci rimango nello spogliatoio. Fissare la parete è più divertente che guardare muscoli sudati e te che insegui Al debonus.”
“La solita polemica. E se ad Al, atletico com’è, piacessero le esili con la faccetta pulita come te?” Disse Michi.
“La procace sensualità piace sempre, fidati.” Disse Annetta.
“Dici?” Replicò Michi.
“Sì, dico. Su andiamo, comincio a incuriosirmi.”
Verso il calar della sole, le amiche entrarono nella sala pesi.
Michi cominciò ad allenarsi e l’amica guardava.
“Su prova almeno! Allena le braccia.”
“Non mi serve. A forza di preparare di budini, ho dei muscoli alla braccia…” replicò Annetta.
Dopo poco entrò Al. Michi discretamente avvertì Annetta che era impegnata a fingere di allenarsi. Lei si girò verso Al. Effettivamente era piuttosto notevole. Arrossì leggermente quando lui le sorrise.
“Buonasera, ragazze… Michi sei in forma!” Disse Al.
“Grazie!” Esclamò lei con eccessivo entusiasmo.
Annetta guardò l’amica come a dire: “che complimento… si è sprecato.” Pensiero che svelò a Michi una volta che Al si allontanò per salutare gli amici muscolosi quanto lui. Fra risate e battute su chi era più atletico, Al afferrò i pesi e digrignando i denti dalla fatica cominciò ad allenarsi.
E su Annetta, cosa poteva dirmi di più? E tu che mi dici delle tue guance paonazze…?”
“Nulla! Mi vergogno di come lo guardi. Hai gli occhi che sembrano dei lancia fiamme! Lo sai… io ho raggiunto la pace dei sensi.”
“A me non sembra…” disse dubbiosa Michi.
“Se ti va ti consegno la chiave della mia cintura di castità!”
“Che scema! Senti… il suo profumo. Ha il dopo doccia Muscoli Seducenti.” Disse Michi annusando l’aria.
Annetta ridacchiò e disse con sconcerto: “Scusa? Muscoli cosa?!”
“Non conosci le fragranze: Muscoli seducenti, Muscoli piccanti e Muscoli arroganti?”
“Temo di no…” disse Annetta con ironia.
“Peccato… parlando di cose serie. Vedi come mi guarda?”
“No.” Disse Annetta divertita.
“Smettila di scherzare! Com’è sensuale quando si allena… Se tanto mi dà tanto…” disse Michi con voce piena dell’attrazione per Al debonus.
“Non combina nulla…” Annetta interruppe con la sua graffiante ironia le galoppate immaginarie e illusorie dell’amica.
“Uffa! Come sei…”
“Realista?” Disse Annetta con sorriso pungente.
“Non capisci nulla di uomini!” Esclamò l’amica esasperata.
“Magari troppo… appunto ti arrabbi.”
“Inutile replicare!
“Già…”
Al guardava Annetta. Se lei casualmente intercettava gli sguardi intimiditi di Al, lui abbassava immediatamente gli occhi. Non sapeva perché. Solitamente si crogiolava nell’affascinare le donne, amava verificare la sua capacità seduttiva per poi vantarsi con gli amici. Invece, con quella ragazza che non conosceva, di cui non sapeva nemmeno il nome, era diverso. La temeva quasi. Era una sensazione inconscia a cui non sapeva dare un nome e nemmeno una motivazione. Ascoltava a tratti la discussione fra amiche. Captò qualche battuta ironica, trattenne a fatica le risate, non voleva far capire che seguiva il discorso. E poi acciuffò una frase di Annetta che suonava più o meno così: “Le relazioni sono basate su equivoci. Nessuno è sincero, nessuno sa chi è e nessuno vuole capirlo…” Lui rimase spiazzato, fu uno schiaffo alla coscienza. Michi, invece, ascoltava distrattamente le riflessioni dell’amica, la bloccava di tanto in tanto chiedendole cose senza senso. Al era indispettito, cercava di sentire e comprendere a cosa alludesse quella donna tanto sofisticata quanto di una semplicità disarmante.
Dopo un po’ sentì dire a Michi: “Vado a prendere dell’acqua… torno fra un attimo.”
Al Attese con impazienza che Michi si allontanasse per poter chiedere qualcosa alla sua amica. Appena Michi uscì, Al, con una scusa, si avvicinò.
“Posso prendere quei pesi?”
“Sì certo, sono da non so quanti chili… io non li uso!” Esclamò Annetta.
“Sei nuova?”
“No.”
“Curioso, non mi sembra di averti mai incontrata… io le nuove iscritte le riconosco… soprattutto se-”
Annetta lo interruppe: “Non sono nuova nel senso che non ho nessuna intenzione di iscrivermi.”
Al rise e capì che con lei i soliti complimenti e convenevoli non suscitavano granché.
“Sei amica di Michi?”
“Direi di sì, venire qui a farle compagnia è un ottimo segno di amicizia.”
“Odi lo sport, eh?”
“Da cosa l’hai capito?”
Lui ridacchiò e disse: “Come ti chiami?
“Annetta. E tu?” Chiese lei fingendo di non sapere nulla di lui. Invece sapeva sin troppo grazie alle accurate indagini dell’amica.
“Al. Un po’ di sport ti servirebbe, sei cosi esile.”
“Sono una donna perciò essere affusolata non è un difetto.”
“No, certo, ma qualche curva in più piace agli uomini. A noi piacciono gli slalom…” Battuta mediocre e Annetta non si fece sfuggire una replica.
“Già. Io sono una discesa ripida. Serve un esperto. Chi va a spazzaneve non può apprezzare. E ti informo serve essere in carne per avere curve, non muscoli.”
Sdeng.
Al ingoio velocemente la battuta insieme all’acqua che nel frattempo stava sorseggiando.
Trattenne una risata. Annetta era una donna difficile da affascinare. Cosa che lo indispettiva e lo attirava.
“Accetto la sfida. Bene, bene, bene, sinuoso Fuscello…” disse Al fra sé e sé.
“Fidati, ragazza. So anche maneggiare discese veloci.”
“Sì, certo. Mi fido.” Disse Annetta pensando che si era inoltrata in un discorso troppo intimo. E non sapeva come si era fatta trascinare in quel turbine di battute un po’ così… Demenziali?
“Ecco l’acqua, anche per te, Al… Avete fatto conoscenza, di cosa parlavate?” Chiese Michi un po’ allarmata dalla confidenza che intravedeva fra Annetta e Al.
“Dicevo alla tua amica che è troppo magra…” Disse Al ridacchiando.
“Già… più o meno mi dava consigli ginnici.” Gli fece eco Annetta che cercò di rassicurare l’amica che non era in atto nessun tipo di manovra seduttiva.
Michi raggiante considerò le parole di Al un chiaro segnale di apprezzamento verso le sue curve. “Sì, è vero, Annetta. Te lo dico sempre che devi diventare più pienotta per piacere agli uomini.” Michi incorniciò la frase con un’occhiata eloquente ad Al.
“Grazie Michi dell’acqua. Ricambio invitando entrambe domani al Cafè du chic così potrete assaggiare la buonissima torta di mele!” Esclamò Al.
“Sì, per me va benissimo! ” Disse Michi.
Annetta era sul punto di replicare, ogni scusa era valida per mangiare dolci, ma fu fermata da Michi che aggiunse: “Peccato che Annetta non potrà venire le hanno dato in ufficio un incarico pesante. D’altronde è la più brava. Essere efficiente ha i suoi vantaggi e svantaggi.
“Quindi… a domani Michi e alla prossima, Annetta.” Disse Al.
“Sì, certo alla prossima. Grazie comunque.”
Lui capì la manovra di Michi, ma non era preoccupato, avrebbe approfittato dell’uscita con Michi per carpire informazioni su Annetta.
“Andiamo. Fatti un minimo desiderare, hai ottenuto l’uscita. Pensi di rimanere qui e chiudere il circolo?” Disse Annetta.
“Sì, hai ragione. Ho tutti i muscoli indolenziti.” Disse Michi.
“Del viso sicuro. Con le facce sexy che dispensavi ad Al ogni volta che ti parlava …” Ironizzò Annetta.
“Hai sempre da ridire!” Disse Michi.
“Mi hai levato la possibilità di mangiare la torta di mele…”
“Ho già tollerato il fatto che stavate chiacchierando amichevolmemte. È l’occasione perfetta per sedurlo!”
“Felice se ho contribuito alla causa. Come minimo dovrai comprarmi una fetta di dolce.” Disse Annetta.
Quando le ragazze uscirono, Al e gli amici cominciarono a commentare.
“Michi sazia e Annetta stuzzica… da giocarci i sensi” disse un tizio alto e biondissimo. Tutti ridacchiarono e arricchirono l’argomento con battute più o meno pesanti. Si davano gomitate in segno di assenso sguazzando nella loro virilità.
Ad Al, Annetta pareva un’indecifrabile formula chimica: ogni elemento ben dosato. Labbra ben disegnate, occhi grandi, ma discreti. Sorriso luminoso, muoveva con eleganza le mani e si legava con facilità i lunghi capelli dorati domandoli con una matita. Dolce e distante, un fascino in spiegabile. Michi invece era dirompente.
“Annetta è troppo perfettina e fredda.” Sentenziò Al. Il biondo alzò le spalle e disse: “A me non sembra cosi fredda. Ma se lo dici tu che te ne intendi, mi fido. Su amico, alleniamoci un altro po’. Abbiamo parlato troppo di donne oggi.”
Così gli amici cominciarono a dimenarsi con i pesi…
Appena uscita dal circolo, Annetta si diresse al Cafè du chic. “Figurati se domani Michi mi compra la torta… vado e ne prendo un bel po’. Così metto su qualche curva.”
Quando entrò nell’elegante locale, sentì una voce chiamarla: “Annetta!”
“Ciao cugino!” Esclamò Annetta con entusiasmo. Il Marchese ducojonis si avvicinò e l’abbracciò affettuosamente.
“Torta di mele, vero?”
“Sì!”
“Per piacere, Andrea impacchetta una torta intera per la mia cuginetta. Segna tutto a nome mio.” Disse Poldo al cameriere in livrea.
“Grazie… ma.”
“Nessun grazie. Ti pare che ti faccio pagare. Che volgarità, un marchese che non offre.”
“Come mai qui?” Chiese Annetta.
“Ho un appuntamento con Vale Sprezzantin. Lo so, non mi guardare così, è una cafona arricchita ma è brava a organizzare eventi. Non ti sarai mica dimenticata del mio party?”
“No, certo!”
“Senti il menù, ho bisogno della tua approvazione. Semplice ma con slanci ricercati: tagliolini al tartufo bianco, zuppa di funghi, pasta e fagioli piccante. Dolce al cacao fondente… che ne dici?”
“Approvato!”
“Grazie Andrea… Guarda mia cugina: innocente bellezza di un ciclamino. Anima della femminilità di classe …”
“Andrea, lo scusi deve aver bevuto troppi bicchieri di vino.”
“Nemmeno uno, signora. Ha ragione suo cugino.” Disse Andrea con deferenza.
“Come vedi…” Disse il Marchese. E aggiunse: “Cosa hai fatto oggi”?
“Ho accompagnato Michi al circolo Virilman, è riuscita a ottenere un’uscita con Al debonus …”
“Non mi dire? Domani? Bene, sì… perché tra poco arriva Vale e non mi piacerebbe assistere a una grossolana scenata di gelosia fra figlie del popolo che si litigano un borghese.”
“Poldo! Non essere così altezzoso, tu sei buono e generoso.”
“Sai com’è, con l’età… si diventa più brutali. Vale non ha dimenticato Al, anche se fatico a credere chi siano stati davvero insieme.” Disse Poldo dubbioso.
“Forse hanno avuto una relazione prima che li conoscessi.”
“Lei è ancora gelosa di lui…” Disse il cugino di Annetta.
“Non so se Vale sia gelosa o meno, ma penso che Michi abbia tutta l’intenzione di non rinunciare ad Al. Poldo io vado… preferisco non incrociare Vale.” Disse Annetta prendendo il pacchetto di torta di mele.
“Hai ragione, anche io preferirei farne a meno. Soltanto che preferisco supervisionare di persona, lei ogni tanto fa degli scivoloni, non ha classe. Senza un rigido controllo temo di trovarmi per casa fiocchi e colori sgargianti.”
Annetta rise e si congedò, lui la salutò con un baciamano di altri tempi. Poi parlando al cameriere disse: “Annetta, ahimè, non troverà mai un uomo degno di lei. Sai perché oggi tutti guardano al portafoglio, lei ha grandi doti e nessuna dote grande e in un mondo avvelenato e velenoso, le persone buone e vere annaspano. E sia perché lei capisce tutto e tutti e non casca in vane illusioni.”
Andrea annuì.
Vale Sprezzantin arrivò puntuale: il Marchese era l’unico che reputava più in alto di lei. Da classica codarda soggiogava chi non considerava alla sua altezza ma si faceva dire di tutto da chi ammirava.
“Vale, eccoti. Sempre puntuale.” Poldo si cimentò nel suo consueto baciamano.
“Marchese… come potrebbe essere diversamente.” Si sdilinquì Vale.
“Scusami Vale… ti prego levati quel cappotto! Abbi pietà dei miei sensi raffinati. Che sono quei bottoni tipo dischi volanti, quei revers sembrano della ali di un areo a buon mercato?”
“Ma come? L’ho comprato da Borghesiachic… l’ho pagato-”
“Non lo sai che non è il prezzo che fa la classe.”
Vale si affrettò a levarsi il cappotto ma…
“Scusami nuovamente ma oggi ti boccio su tutta la linea. Il golf: nuance senza né arte né parte. Quei pantaloni attillatiti, servirà l’acqua raggia per scollarteli! Senti, sediamoci altrimenti divento pazzo. Mi raccomando al party… non ti faccio entrare a casa se ti metti qualcosa del genere.”
“Scusa Poldo… hai ragione sono poco chic oggi. Facciamo così, consigliami tu un abito. Debbo imparare molto da te.”
“Per fortuna ho incontrato Annetta prima di lei, cosi mi sono rifatto gli occhi”. Pensò il Marchese.
Chiacchierando uscì il discorso di Annetta: “Certò che verrà… se temi che possa insidiare Al, ti sbagli. Lei è troppo intelligente per cascare… in romantiche illusioni. Sono incompatibili. Lei non ha soldi, lui non ha la classe. I ricchi cercano i soldi. I nobili d’animo e senza soldi cercano animi compatibili.” Disse il Marchese.
“Cosa?” Chiese Vale, ma aveva capito benissimo.
“Nulla. Non è un discorso adatto ai ricchi borghesi.”
Come da copione, Al debonus e Michi, dopo qualche fetta di dolce e bicchiere di vino goduti nel locale più alla moda della città, planarono a casa di lui. Si ritrovarono seduti sul comodo divano di Al con in mano l’ennesimo calice di rosso. Qualche risata, parole sussurrate, dita sfiorate casualmente, scambi di occhiate al di sopra del bicchiere vino, battute sexy e …
Michi annusando l’atmosfera incandescente, acciuffò con la punta dell’indice e del pollice la gomma che teneva discretamente in bocca da parecchio tempo e disse: “Scusa vado a gettare la gomma…” Si alzò di scatto e scalza si diresse verso la cucina.
Al rimase impietrito: “La gomma!” Si disse inorridito. Fu come una secchiata d’acqua gelida sul fuoco di un camino che comincia ad ardere. Congelò i primi formicolii dati dall’inizio dell’eccitazioni. Si affievolirono di botto. Si percepiva come una chitarra a cui salta una corda. Michi gli apparve eccessiva: le labbra piene, all’inizio accattivanti, gli parvero voraci, gli occhi dapprima profondi pozzi di seduzioni, gli sembrarono impudenti, il suo corpo burroso, le sue forme che gli rammentavano dolci colline erbose, divennero delle scogliere ripide.
Michi tornò raggiante. Si sciolse i suoi boccoli biondi, si sbottonò la camicia, fingendosi accaldata e attese in silenzio una reazione di Al. Lui la fissava intrappolato. Non sapeva come uscire da quella situazione che sentiva intollerabile. Si levò con forza la cravatta, dal nervoso. Michi invece interpretò quel movimento come un chiaro segnale di passione esplosiva. Così, con uno slancio felino, si gettò su di lui. Gli sgualcì la camicia, gli scompigliò i capelli e cominciò a baciarlo. Al sentiva l’appiccicoso gloss sulla guancia. Insopportabile. Cosa fare? “Si è fatto tardi, il mio peluche deve mangiare…” Pensò che la scusa era poco credibile, venne colto dal dubbio che i peluches non mangiano.
Si alzò di scatto per prendere tempo. Michi si levò la gonna rimanendo in camicia e reggicalze, vezzo che a lui solitamente piaceva. La ragazza si girò e si diresse in camera di Al saltellando, l’orlo della camicia le sfiorava sensualmente il fondoschiena, nemmeno quel dettaglio riuscì a suscitare emozione ad Al. Nulla. Niente di niente.
Non poté fare a meno di seguirla. La guardò tuffarsi sul letto, aprire le lenzuola con veemenza, gettare il peluche a terra…
“Nooo!” Pensò Al, era davvero troppo. Si fiondò a raccogliere l’amico, lo accarezzò e lo posò con lentezza sul comodino. Gli sussurrò: “Scusa, ma sai com’è… le donne si eccitano facilmente!” Michi lo guardò incerta, ma appena lui si girò sfoderò il suo sorriso più sexy. Lei, nel frattempo, si era levata la camicia e la sua biancheria era un tripudio di pizzi, brillantini, colori sgargianti. Al, intontito da quel vulcano di passione, non poté che arrendersi. Fare la sua parte con dignità. Aveva una reputazione da proteggere. Una credibilità che non poteva tradire. Riempì il torace d’aria auspicando che la sua fama di uomo dalle competenze sessuali ineguagliabili potesse venirgli a dare una mano…
Il giorno dopo, lui sgattaiolò dal letto prima che Michi potesse chiedere un bis. Entrò nella doccia e appena uscì sentì un sensuale mugolìo di Michi. Lui preparò la vasca per lei, era una galanteria che riservava a tutte le donne, come la colazione sulla terrazza dell’hotel più chic della città. A un certo punto, sbucò di fronte ai suoi occhi la mano di Michi. Afferrò la lozione Muscoli Piccanti, quella che usava dopo una notte passionale.
Lei cominciò a spalmargli la lozione sul corpo. Dopo un po’, lui si girò, le accarezzò i boccoli e le baciò le labbra. Le disse: “Ti ho preparato la vasca…”
“Non entri anche tu?”
“Ho appena fatto la doccia e dobbiamo sbrigarci perché ci attende la colazione sulla terrazza Dell’hotel Ricchiridiculus. Il maitre, il sig. Falsettin, ha detto che ci ha prenotato il tavolo più comodo.
A Michi le si illuminò il viso di felicità genuina. Le sembrava impossibile… Al le sorrise caldamente, le fece tenerezza vedere quell’entusiasmo tanto semplice che sfiorava l’ingenua esaltazione.
“Su preparati! “La esortò con dolcezza.
Lei annuì e si immerse nella vasca quasi intimidita. Non era certa su che tipo di comportamento si abbinasse a un ambiente tanto ricercato.
Al andò in camera, si mise una camicia sportiva.
Sentì il telefono squillare. Era quello di Michi lo afferrò per portaglielo, la sentiva canticchiare. Ma si fermò, lesse il nome Annetta. Tentennò, lanciò un sguardo al bagno. Michi non si era accorta di nulla. Uscì in fretta dalla stanza, rispose a voce bassa. Sentì un silenzio incerto.
Una volta in salotto, chiuse velocemente la doppia porta che separava i due ambienti. “Annetta?” Disse alzando il tono di voce.
“Sì… cerco Michi. Ma penso di aver capito.” Annetta aveva chiamato l’amica per chiederle come era andata e da quanto intuì, non aveva bisogno di altre informazioni.
“Capito cosa?”
“Al… vero?”
“Brava detective!”
“Battuta grandiosa.” Disse con ironia Annetta.
“Sempre amabilmente ironica … debbo dire qualcosa a Michi?
“Ehm… nulla di particolare. Ho telefonato per-“
“Per capire come era andata la serata?” Disse lui tenendo d’occhio la porta.
“Non sono curiosa di conoscere i fatti privati delle mie amiche.” Non era esattamente la verità, ma ci si avvicinava. Voleva sapere come era andata perché non l’aveva sentita perciò cominciava a preoccuparsi.
“Di solito le donne amano confidarsi…”
“Il mondo è bello perché è vario.”
“Annetta! Non è da te usare proverbi…”
“Preferisci una mia battuta meno diplomatica?”
“Mi arrendo!”
“Puoi semplicemente dirle che… che … che preparo io quei documenti.” Annetta aveva inventato una cosa qualunque che suonava poco convincente. Non era da lei.
“Quali documenti?”
“Ah già, mi ero dimenticata che siete in confidenza. Ma sono cose di lavoro… private.”
“Va bene, segreti aziendali a quanto pare. Posso sapere in quale ufficio lavori, cioè lavorate?”
Annetta era piuttosto stupita che Michi non avesse detto tutto di lei ad Al.
“Dagli architetti: Andrea Catapecchie e Valerio Casupule.”
“Ah sì, li conosco. Il loro modo di costruire è molto di moda.”
“Decisamente…”
“So che sei la più efficiente in ufficio, vero?”
“Non penso e non lo considero un complimento. Le persone debbono essere umane e non efficienti.” Disse Annetta.
Al rimase spiazzato, non era abituato a sentire parlare in maniera indifferente del lavoro. “A me invece sembra una qualità-”
“Senti, Al. Io non sono per nulla un’amante di vane ambizioni o rivalità. Io penso che lavorare faccia semplicemente… va bene, lo dico in maniera più diplomatica. È sinceramente e semplicemente ripugnante sbattersi da una parte all’altra di una fatiscente città e rinchiudersi in un bugigattolo, vale anche per gli uffici altisonanti, e prendere ordini senza senso. Le priorità naturali sono altre. Potevamo, come specie, limitarci a coltivare cibo o creare arte. Per coprirci? Un sacco di patate più pesante in inverno e uno leggero quando fa caldo.”
“Un mondo un po’ troppo-”
“Troppo cosa? Semplice? Siamo l’unica specie che non comprende ciò che vale davvero… Senti io vado. Parlare di cose così con Michi immersa nella vasca-” Le sfuggì quel particolare che aveva scoperto attraverso le indagini dell’amica durante le sessioni di allenamento al circolo. Pettegolezzi su come lui incantava le donne.
“Come… lo sai?” Disse sbalordito Al.
“Intuito… femminile.” Disse Annetta cercando di sembrare per nulla preoccupata.
“Davvero?”
“Certo. Per caso ti risulta che io sia lì nascosta sott’acqua?”
Al trattenne una risata. E mantenne un tono freddo.
“Vado a controllare.”
“Vai, prego. Buona nuotata. Attento che non si tocca.”
Annetta riagganciò, lui scosse il capo. “Annetta è davvero incomprensibile.” Come era possibile che non gli parlasse con voce zuccherosa, lanciandogli battute sexy e allusive? L’avrebbe scoperto.
Eliminò la telefonata e rimise il telefono di Michi nella borsa. E non le disse nulla. Chissà perché era sicuro che nemmeno lei avrebbe riferito niente a Michi. In fondo si capivano. Anche troppo. Rientrò in camera, sorrise forzatamente a Michi. Aveva la mente ancorata alla chiacchierata con Annetta. Pensiero inusuale. Non era abituato a soffermarsi sulle situazioni, sulle parole dette o ascoltate.
Annetta sfuggiva come una saponetta al suo dominio, al suo fascino e a qualsiasi catalogazioni.
Arrivati alla terrazza dell’hotel, trovarono ad accoglierli il servilismo del maitre Falsettin. Michi si guardò intorno come una bambina in un negozio di giocattoli di altri tempi. Quelli che sembrano usciti dalle fiabe, con l’atmosfera rassicurante, pulita e ingenua. Raccolti e intimi. Ma quella sensazione era sprecata per quell’hotel. Era tutto tranne che semplice e vero.
Infatti…
Dopo poco fece irruzione sulla terrazza Vale Sprezzantin con le sue amiche: Chiara Spettegolina e Sofia Duacidis.
Ridendo e scherzando si accomodarono al loro tavolo.
“Che fatica! Oggi il mio personal trainer di ‘gymtonic’ mi ha fatto una ramanzina perché non ho più i glutei di un mese fa! Dice che non mi impegno.” Esordì Vale .
“Povera, la mia amichetta!” disse Sofia.
“Sentite. Facciamo una foto? Che ne dite?” Propose Chiara come se avesse avuto un’idea originale.
“Certo. Venite qua che l’illuminazione è più adatta.” Disse Vale.
“Ma tanto abbiamo il filtro: Nebbia del nord!” Disse Sofia.
Mentendo, Vale replicò: “Io non uso filtri…”
“Tu sei perfetta così.” Dissero entrambe.
Fatta la foto con labbra in primo piano che scoccavano un bacio al loro pubblico virtuale con la didascalia “amiche a colazione!” e tornarono a cianciare del nulla. Spesso è preferibile parlare di fumetti, sarebbe segno di umiltà e sincerità, piuttosto che inoltrarsi in discorsi superficiali, soprattutto se si cerca di affrontare argomenti di attualità con opinioni o affermazioni confezionate e imboccate dalla convenienza, dall’ipocrisia, dall’incomprensione, incoscienza o inconsapevolezza, dall’arrogante ignoranza di chi ingoia false verità da altri per comodità.
Vale si alzò e disse: “Vado a sbirciare i dolci in esposizione.” Appena arrivata di fronte alla vetrina si girò verso un piccolo tavolo in disparte. Era curiosa di sapere chi aveva avuto il privilegio di occupare l’angolo più intimo e ambito della terrazza. Incredula nello scoprire Al con Michi, considerata un semplice segretaria, fissò la coppia senza dire nulla. Mandò un messaggio ad Al.
“Non pensare di portarti al party quella sciacquetta…”
Al lesse e si girò. Incrociò lo sguardo pieno di sdegno di Vale. Si girò nuovamente dando le spalle all’amica e digitò: “Non tollero che si parli in termini dispregiativi di chi frequento. Ti avverto che non ho intenzione di venire con lei. E tantomeno insieme a te. Ho altri programmi.” Mise il telefono in tasca e afferrò la mano di Michi.
Vale tornò dalle amiche con i connotati cambiati. Le altre commensali intercettarono lo stato d’animo cambiato di Vale, di cui avevano sparlato sino a quell’attimo, dicendo: “Ha dei muscoli Vale… da far impallidire Hulk.”
Sofia disse: “Ehi cara, perché quella faccia atterrita.”
Vale, certa dell’amicizia delle due, spiattellò tutte le sue perplessità e la sua rabbia.
“Come ha potuto?! L’ho fatto diventare io così. Grazie alle mie conoscenze gli ho fatto avere un sacco di clienti.”
Come al solito, esagerava. Durante la breve relazione con Al, Vale aprì una società specializzata in eventi di lusso, grazie alla buona uscita e agganci avuti da Paolo Furbacchionis, scaltro uomo d’affari ed ex di Vale. Lei, così, riuscì a dare una mano anche ad Al, all’epoca ancora agli esordi nel suo lavoro. Lui ricambiò mettendo qualche soldo nella società di Vale. Nulla di più.
Michi, tornata a casa, chiamò Annetta…
“Serata indimenticabile… i suoi muscoli, il suo sorriso, il suo profumo e-”
Annetta interruppe la sensuale narrazione dell’amica dicendo: “Si, ho capito. Non ho bisogno di conoscere i dettagli. Va da sé che ti sei divertita. E sono felice per te.”
“Grazie… anche io sono felice per me!” Michi cominciò a parlare di cosa si erano detti con Al e le sfuggì una frase detta da lui che suonava una sorta di avviso ai naviganti. Il senso era chiaro: lui non cercava relazioni impegnative.
Michi fingeva indifferenza verso quel “dettaglio”, la sua delusione trapelava da ogni sua considerazioni in cui si dichiarava soddisfatta di quella chiarificazione da parte di Al. Perché lei, da giovane donna moderna, non aveva intenzione di legarsi…
“Quindi Al non è propenso ad avere una relazioni come ti piacerebbe avere…” Disse Annetta perplessa.
“Come mi sarebbe piaciuto avere da ragazza… Guarda che ho ottenuto ciò che cercavo! Non ambisco a nulla di più. Una relazioni seria? Figuriamoci.”
“Va bene… Se è così, non sarai sempre pronta tutta in ghingheri in attesa di una sua telefonata?” Disse Annetta con lieve ironia.
“Per chi mi prendi? Per una-”
“Per una donna. Una donna che ama un uomo.” Disse Annetta.
“Cosa dici? Tu sei attaccata a delle relazioni di altri tempi… chissà perché ti ritrovi fra plaid, budini e scartoffie che leggi e che scrivi!”
“Come sei gentile! Si vede proprio che non hai subito nessuna delusione… E sai cosa ti dico? Che sì, è vero. Sono nata in un’epoca sbagliata, anzi su un pianeta sbagliato! Non mi vergogno di ammettere che mi piacciono le relazioni di un certo tipo. In cui la donna accudisce e l’uomo protegge. In cui tutto sia basato sulla verità del sentimento, assaporato piano piano e che la coppia non sia una sorta di ‘azienda’ che si nutre di qualche tipo di convenienza o comodità. In cui si simula accordo per non far tremare gli equilibri, scossoni che minerebbero la quiete, la falsità e le menzogne. Tantomeno mi autoconvinco, come te, che mi appaghi qualche seratina frizzante con il muscoloso profumato di turno.”
“La tua soluzione è rimanere a casa ad annoiarti?”
“Io non mi annoio, mi annoierei di più se mi facessi prendere in giro da un vortice di illusioni.”
“Tu fuggi dalla realtà, Annetta!” Urlò Michi.
“Ti sbagli, sei tu che ti nascondi la realtà. Io mi proteggo dalla realtà perché la capisco. Invece gli altri o la plasmano e ne traggono profitto o la subiscono perché non la capiscono. La realtà è lì fuori, la differenza è come l’interpreti.”
“Tieniti le tue interpretazioni… le tue serate in compagnia dei tuoi libri e… dei tuoi budini!”
“E tu tieniti le tue illusioni muscolose e i tuoi completini di pizzo…” Difficile levare la battuta graffiante ad Annetta.
Michi riagganciò.
E così dopo qualche giorno il Marchese chiamò Annetta per dirle che…
“Cuginetta… fra poco arriva lo chauffeur a casa tua!”
Annetta pensò: “Cazzo, il party di Poldo. Me ne ero dimenticata.” Ma disse: “Certo sono quasi pronta… fra quanto… Ah! fra venti minuti. Sì, ci metto un attimo.”
Lei era in pigiama con i suoi disegni pronti sul tavolo, aveva intenzione di colorarli… Programma scombinato! Ma era velocissima a passare dalla tenuta asociale a quella da grande serata. L’abito blu chiaro di seta era pronto, “Capelli? Nulla, metto una fermaglio argentato da un alto… un tocco di phard. Fatto! Sono pronta.”
Arrivata di fronte al palazzetto nobile del cugino, si accarezzò i capelli per controllare che fossero in ordine, raddrizzò il fermaglio e l’autista aprì la portiera.
“Annetta! Per fortuna… Eccoti delizia dei miei occhi offesi e accecati dalla volgarità e degrado dei tempi e dei cafoni che mi ha portato in casa Vale! Li caccerei tutti.. via via via!” Disse il Marchese battendo le mani. “Ahimè, gli affari… mi portano a ciò. Che tormento per una animo delicato come il mio. A Vale le avevo dato il seguente consiglio per smussare la sua bellezza da sexy shop di borgata: ‘Scegli un abito semplice ma non monotono, niente colori incerti, né carne né pesce, e non sgargianti . E come appare? Con un abito lamè dorato. Totalmente inadatto a lei. Tutti a dire: ‘Magnifica, sembri una sirena…’ Io direi piuttosto uno sgombro fritto.”
Annetta riuscì a intromettersi in quel diluvio di considerazioni poco diplomatiche dicendo: “Va bene cuginetto, ci sono io. Soltanto ti pregherei di non divulgare i tuoi pensieri a nessuno… altrimenti gli affari non avranno l’esito che auspichi.”
“Sempre piena di buoni consigli! Hai proprio ragione. Mi chiuderò in cucina con la zuppiera intera e una frittata! Vale ha fatto fare degli antipasti grandi come un mignolo di uno gnomo del bosco. Anche una formica affamata si lamenterebbe.”
La coppia di cugini entrò nel bianco palazzetto.
Il salone era pieno di persone scintillanti. Annetta fu accolta da facce ipocrite, sguardi che soppesavano i pro e i contro di parlare o di dare confidenza a qualcuno, umani in cerca di relazioni proficue. Alcune donne che la conoscevano, accennarono un pigro e forzato “ciao” con la mano. Chi la conosceva di fama, indagava con falsa discrezione che tipo di rischio poteva comportare avvicinarla: se per conquistare il Marchese, che teneva molto alla cugina, valeva la pena farsi amica una possibile rivale. Alcune convennero che potevano fare a meno di lei, era più prudente tenersi alla larga. E chi ce la metteva tutta per sembrare leggermente credibile nel volerla conoscere. Annetta non era molto disponibile a partecipare all’inganno, come chiamava lei tutto ciò che non le sembrava limpido e chiaro, essere complice delle menzogne altrui dispensando parole prive di significato. Non le andava di intrecciare anche rapide conversazioni il cui scopo era cercare di studiarla e trovarle il punto debole. Troppo spesso era inciampata in trappole simili. Adesso si limitava alla più insulsa educazione.
Al fissava Annetta da lontano mentre parlava con il Marchese e con un paio di uomini dall’aria più sincera degli altri. Aveva una bellezza semplice per nulla allusiva. Lei faceva sorridere e ridere, ma rideva e sorrideva meno degli uomini che aveva attorno e, in generale, degli ospiti. Ogni tanto sorrideva ironica, rassegnata o intimidita.
Dopo poco, quando Annetta si allontanò dal gruppo in cerca di una boccata d’ossigeno vero, fu raggiunta da Valerio Scapolodoro in un angolo appartato dell’immenso salone del palazzetto del Marchese. Un piccolo anfratto in cui si nascondeva sempre durante le serate mondane del cugino.
Valerio le riempì il bicchiere di frullato alla frutta, si era informato sul di lei, su come non amasse l’alcol e su tanto altro. Le disse: “You are the most beautiful woman I’ve ever seen.”
“You haven’t seen much, then.” Disse Annetta poco propensa a farsi incantare dallo scapolo di turno e di moda.
“No, I’ve seen enough.” Replicò Valerio che era abituato al gioco delle parti. Annetta ammise fra sé e sé che il ragazzo aveva buone battute.
“Che ne dici se parliamo italiano?” Disse Annetta posando il bicchiere.
“Come hai fatto a capire che effettivamente sono italiano?”
“Diciamo che le sfumature di accento italiano ‘de Roma’ trapelano benché tu sia abile a simularlo. E poi ti conoscono tutti… Essere italiani è un privilegio per molti versi.” Disse Annetta che non capiva il fascino di sembrare qualcuno di diverso.
“Sì, è vero. Ma sai, saltellare da un paese all’altro può confonderti.”
Annetta pensò che Valerio di lì a poco avrebbe cominciato a narrare le sue avventure in tutto il mondo e così fece.
Dopo un po’ lui disse: “Single, vero?”
“Già…”
“Da quanto?”
“Da sempre.” Disse Annetta seria. Riusciva a dire le cose più pungenti senza fa trapelare la sua ironia.
Lui scoppiò in un’incerta risata. Non capiva se scherzava o diceva sul serio. “Ma come una donna-”
“Ti fermo subito, so cosa vuoi dirmi. Ma sai… non mi va di dare corda alle illusioni.”
“Mi sembra un’analisi un po’ eccessiva. Sei insensibile ai sentimenti?”
“Non direi. Proprio perché sono molto sensibile a essi cerco di tenermi alla larga da certe situazioni. Quando uno è in qualche maniera coinvolta sentimentalmente, l’intuito e persino il buon senso si disinnescano, e in un mondo così, non è prudente. Almeno io non posso permettermi certe incoscienze.” Sorrise e bevve.
“Anche le delusioni si possono superare. Le cose poi scivolano e si dissolvono. Si reagisce e si ricomincia.” Disse Valerio.
“Ognuno deve conoscere i propri limiti, debolezze e modi di reagire. Non puoi pretendere che un gatto cominci a ruggire. Può imparare a miagolare con più forza, ma sarà sempre un gatto e reagirà da gatto. E io so come reagisco a certe situazioni.”
“Come un’adorabile gattina.”
“Più come un pulcino incazzato.”
Valerio scoppiò a ridere. “Ma su, smettila! Effettivamente si dice in giro che non ti piace bere, fumare e come dire… non sei per nulla attratta dal sesso. Mi chiedo, come ti diverti?”
“Mangiando dolci. Spargi la notizia dato che suscita curiosità cosa faccio… Scusa adesso andrei a divertirmi. Penso che in cucina siano pronti i dolci.”
Lei si congedò e lui le baciò la mano.
“See you soon.” Le disse lui.
“Non capisco.” Disse Annetta sorridendo e si allontanò.
Si diresse in cucina. Il cugino era seduto comodamente con di fronte una frittata gigante.
“Cugina, hai fame? Te ne do un fetta?”
“Sì, grazie. Ma prima vado a prendere la borsa che mi sembrava di aver messo qui.”
“Io mangio intanto, ti avverto… non so quanta ne rimarrà… C’è anche la zuppiera con pasta e fagioli calda.”
“Sì, va bene. Fammi andare.”
Appena uscita si ritrovò Vale di fronte, aveva il telefono e la borsa di Annetta. Con sorriso disegnato con la forza della falsità, disse. “Ecco la tua borsa e il…” non disse nulla come a intendere che quell’aggeggio non riusciva a riconoscerlo tanto era un modello vecchio.
“Sì, è il mio telefono a gettoni. Sai com’è? Sono affezionata ai bei tempi andati.”
Vale: “Io non li ricordo nemmeno i telefono a gettoni…”
“Ah, già è vero, tu sei una ragazzina.” Disse Annetta che sapeva benissimo che Vale aveva la sua età, ma ci teneva molto a non dirla. Annetta aveva molto riguardo delle debolezza altrui e non infierì. Se ciò poteva rendere Vale meno insopportabile, perché puntualizzare. Annetta, quando le chiedevano l’età e le andava di ironizzare, rispondeva: “Quanti anni ho? Troppi o forse troppo pochi… Non mi piacciono i numeri, non mi piace calcolare il tempo così. Piuttosto lo calcolo in base a quanto mi avvicino o allontano da chi sono.”
Infatti Vale sorrise con un pizzico di sincerità in più. Annetta sapeva come prendere le persone e se avevano anche solo un briciolo di umanità, riusciva a tenerle a bada.
Prima di rientrare in cucina, Annetta fece un salto nel salone a prendere il suo cappotto e al suo ritorno trovò nel corridoio tappezzato di armadi, Al debonus. Emanava un profumo che riempì l’aria, l’ossigeno era rarefatto.
“Com’era? Muscoli qualcosa…” disse Annetta.
“Muscoli arroganti… per serate impegnative.”
“Sembra magnifico.” Disse Annetta non totalmente convinta.
“Cosa ti piace fare?” Chiese Al.
Annetta non era preparata alla domanda e lo guardò interrogativamente. Pensava fosse legata ai pettegolezzi riportati da Valerio su come si divertiva lei ed era pronta a replicare, Al fu più veloce.
“Durante la telefonata… mi hai accennato a… un sacco di patate e all’arte… scusa ma ero impegnato e…”
Annetta trattenne una risata perché notò il sincero smarrimento di Al e la sua intenzione di capire le sue parole. E non di sminuire il suo discorso.
“Diciamo che hai fatto un riassunto un po’ troppo brutale. Ma è un punto di partenza… Io voglio dire che mi piace fare le cose che più si avvicinano a ciò che è naturale: mangiare, non per forza le patate, passeggiare e fare del bene e riceverlo, se possibile.”
“Mi sembra un programma valido.” Disse Al.
“Sì, direi di sì.”
“Tu sei brava a far ridere…”
“Grazie. Anche se mi piacerebbe trovare chi riesca a farmi ridere come faccio ridere io gli altri. Non so perché incontro solo persone che eccellono nel farmi incazzare.”
Lui rise: “Sì, anche io effetti… ne conosco parecchie.”
“Ma sai, tu come uomo in generale e piacente, in particolare, è più semplice
… ma preferisco non annoiarti con discorsi non adatti alla serata.”
“No, io ho voglia sapere, mi va di sentirti.”
Annetta sorrise e disse: “Sei proprio sicuro? Lo sai che rischi di uscire con una mente piena di idee totalmente diverse da quelle che circolano qui?”
“Crei scompiglio…”
“Non immagini nemmeno quanto. Magari sediamoci nel saloncino privato di mio cugino. Qui in mezzo al corridoio non è prudente. Poi, scusa se te lo dico, la buonissima fragranza che hai mi fa ubriacare. Mi serve un po’ d’aria.”
“Ho esagerato?”
“Un po’.”
“E l’abbigliamento, va bene? Te lo chiedo sinceramente. I capelli?”
“Fermati, troppe domande… nel parliamo nel salottino.” Annetta condusse Al in un piccolo salottino con ampie vetrate che davano su un angolo di un boschetto pieno di alberelli da frutta.
Seduti su due poltroncine comode si guardarono divertiti e sorrisero caldamente.
“Sono riuscito a farti sorridere come si deve!” Esclamò Al.
“Perché ho capito che ti va scoprirti.” Replicò Annetta prendendo le carte.
“Sai giocare?” Chiese Al.
“No, ma posso imparare.” Disse Annetta.
“Come sai che sono bravo? Sempre intuito femminile, immagino.”
“Sì, in parte… Un giorno ti dirò.” Annetta si riferiva alle indagini fatte al circolo.
“Si dice che Valerio Scapolodoro sia infatuato di qualcuno e le sue spasimanti siano molto gelose…” Disse Al mischiando le carte.
“Ti prego Al, non ti facevo specializzato in pettegolezzi.”
Lui sorrise: “Hai ragione, ma non mi dire che non hai capito chi è.”
“Non sono esperta di intrecci sentimentali. E poi quando si tratta di me, non lo capisco mai…” Disse Annetta con la sua solita ironia. Al tentennò un attimo e poi esplose in una risata.
“E comunque,” aggiunse Annetta, “non sono la donna per Valerio. Ha sempre avuto donne molto ricche, che avevano parecchio da offrire a chi ama prendere come lui. E il risvolto piacevole di non essere ricca è che allontani le persone in cerca di soldi, convenienza.”
“Per te, sono certo che abbia tutta l’intenzione di fare un’eccezione.”
“Io, invece, no. Perché lui è fatto così. Non mi lusinga affatto che per me cambierebbe programmi. E, alla lunga, penso che non durerebbe comunque. Chi è fatto in modo, nel profondo, non può variare poi tanto. Io posso offrire… la mia anima, sincerità e i miei budini. Non so se è capace di apprezzare.”
Al rispose ridacchiando: “E ti sembra poco?”
“No, anche troppo. Hai ragione… Mi tengo per me l’anima e i budini, la sincerità la offro comunque a tutti.”
“Rido tanto… per ciò che dici ma soprattutto per come lo dici e perché non ti immagini una donna con il tuo fisico delicato, sofisticato e molto femminile, così… comica e buffa.”
“Chissà, forse sono un’aliena…” Disse Annetta facendo l’occhiolino.
Al si avvicinò un poco a lei, le sfiorò la gonna con le dita.
“Puoi toccare… dico la gonna. So che ami la seta.”
“Sai troppe cose di me… Posso toccare? Grazie. Pura seta… splendida. Come i tuoi capelli, lisci.”
“Grazie.” Disse con semplicità Annetta. Quando era di fronte a complimenti innocenti, non sapeva e non voleva trovare una battuta dissacrante.
Lei lo lasciò toccare e gli permetteva galanterie perché sentiva che erano pure, innocue. Lei si percepiva al sicuro, al riparo da ambiguità e secondi scopi.
“Mi chiedevi consigli sull’abbigliamento… Camicia più larga.” Lei gli slaccio la cravatta e i primi bottoni della camicia. Lui rideva come un bambino, la lasciò fare. Non aveva mai permesso a nessuno di sgualcire la sua cravatta. A lei sì, perché anche lui avvertiva la medesima sensazione di sicurezza e purezza. Lei non faceva nulla per sedurlo, attrarlo, non lo metteva alla prova, non gli chiedeva di diventare ciò che non era. Sentiva le dita sottili di Annetta sfioragli i capelli, lei rideva e disse: “E quanto gel! I tuoi ciuffi sembrano dei ghiacciolini… Hai dei capelli leggermente mossi, chiari… lasciali così. Lavaggio e al vento!”
“Proprio bocciato, oggi!” Esclamò lui con occhi divertiti.
Le afferrò le mani, le baciò e le disse: “Che manine calde!”
Senza un vero perché scoppiarono a ridere, ad Al salirono le lacrime agli occhi. Sembravano due adolescenti di una volta. Con quell’ingenuità di chi ha voglia di scoprire e non sa cos’è il mondo. Ignora tutto e tutto ti sorprende e ti diverte.
Annetta, si gettò sulla sua poltroncina, sembrava affaticata dalle risate… Guardò Al dritto negli occhi e disse: “Al, perché piangi?”
“Io? No… davvero. Quando rido-”
“Hai il naso rosso. Al, non dirmi bugie. Puoi sfogarti e puoi piangere. Io piango un sacco!”
Lui abbassò gli occhi. Non disse nulla, giocava con la cravatta. La mente cercava le parole per farsi capire.
Dopo un po’ alzò il viso, sorrise leggermente e disse: “Io non sono quell’uomo che le donne cercano. Quegli uomini dei libri… Capisci? Inutile che rispondi, perché so che sai cosa intendo. Ho provato a esserlo, ma è faticoso. Mi pesa.”
“Certo che ti pesa. Anche le illusioni logorano. Illudi te medesimo e purtroppo illudi anche le donne. Io, infatti, cerco di comprendere gli altri, per quanto sia difficile, perché non voglio essere complice delle bugie altrui. Alimentare le illusioni non ha senso. Io non do corda alle illusioni, per quanto sia una deliziosa sensazione cullarsi con l’immaginazione. Ma poi entra la dignità e ti ferma. E ti dice che non è la realtà. E che la sua errata interpretazioni porta guai.”
“Mi hai letto dentro da subito. Come hai fatto?”
“Devi essere un analfabeta per non leggerti l’anima.” Disse Annetta sorridendo.
“Tu non hai mai cercato da me quello che cercano le altre donne. E io ero disorientato, mi dicevo: ‘Come mai?’”
“Va bene che sei molto attraente ma una donna che ogni tanto non ti salta addosso è anche possibile incontrarla!”
“Ah… mi hai sconvolto con la tua rivelazione!” Disse Al ridendo.
“Ehi! Per caso mi freghi le battute?” disse Annetta.
“Io sono diverso… Va bene, lo ammetto: odio il mio lavoro. Non sono quel rude fascinoso che piace alle donne.” Disse Al alzando le spalle come a chiedersi chi era. “Annetta, dimmi qualcosa. La tua voce mi rassicura.”
Lei arrossì, non era il solito complimento. Le si inumidirono leggermente gli occhi. Era a corto di parole ed era tremendamente a disagio. E non le andava di ammettere che non aveva a disposizione una battuta a effetto.
“Grazie, Al.” Disse solo così.
“Senti Annetta. Siamo amici, vero? Forse è una domanda un po’ da bambino…”
“Sì, certo che siamo amici. L’amicizia è più semplice. Più vera e più duratura. Quando c’è. E poi i miei sensi non sono così propensi a rimettersi in moto, sono andati in pensione. Mi sembra un peccato scomodarli!”
Al scoppiò a ridere e disse: “Era qualche minuto che non facevi una battuta, cominciavo a preoccuparmi. Senti… Mi prepari un budino?”
“Ah, ecco perché mi cercavi!”
“No… Su dico davvero. Hai fama di ottima-”
“Preparatrice di budini e poco altro! Comunque certo.”
“Puoi prepararlo anche a un mio amico?”
Annetta non era informata su amici particolari di Al perciò chiese: “Chi sarebbe?”
“Lo so, mi prenderai per folle: è il mio peluche!”
Annetta totalmente spiazzata ma non a tal punto da rimanere nuovamente senza parole, disse: “Io non temo la follia, io ho paura della cattiveria. Quindi certo! Tanto i peluche mangiano poco quindi non mi sarà faticoso.”
In quell’attimo entrò Valerio era un po’ alticcio e disse qualcosa velocemente in inglese e chiuse la frase: “Lucky man!” e uscì.
Al e Annetta si guardarono. Capì che Al non aveva capito nulla. Valerio aveva fatto qualche apprezzamento ed era un po’ piccato che Annetta non era con lui a conversare.
Al disse seriamente: “Ho capito solo una cosa tipo ‘lacc man’ … che diceva? Aveva le mani sporche di lacca?”
Annetta a fatica trattenne una risata, capì lo sbigottimento di Al e temeva di offenderlo se gli avesse rivelato il vero significato di ciò che aveva detto Valerio.
Cercando di rimanere credibile disse: “Sì, è possibile. Lui con quei capelli lunghi e pieni di boccoli chissà quanta lacca usa!”
“Eh, già. E poi è troppo altezzoso.” Disse Al.
“Sì, è vero. Senti che ne dici se andiamo da mio cugino in cucina? È lì che ci attende con un bel po’ di cibo.”
Si alzarono e andarono in cucina.
“Annetta… Al! Venite. Ho mangiato quasi tutto.”
Al fece accomodare Annetta a fianco a lui. Lei gli fece l’occhiolino e gli scompigliò i capelli. “Su mangia, che poi preparo il budino per tutti. Anche per quel tuo amico buono e speciale.”
“Al cioccolato?” chiese Al.
“Al cioccolato.” Disse Annetta.
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