A faccia a faccia con noi medesimi
03 Giugno 2021
Quando ho cominciato il libro ”Il Lupo della steppa” nella mia mente gironzolavano una serie di giudizi sul famoso capolavoro formulati da lettori o da alcuni critici letterari: ” è un libro difficile, radicale, noioso, incomprensibile, folle ecc.” L’aggettivo ”folle” mi ha convinto a leggerlo. Ho fatto bene perché l’ho amato.
Le pagine scivolano via fra sgomento, emozione, turbamento e grande tenerezza. Un libro utile per una profonda auto psicoanalisi, per un brutale faccia a faccia con sé medesimi.
Descrive in maniera sublime e cruda la disperazione, a tratti velata di ironia, del protagonista mentre prova a comprendere chi è e cosa vuole. Centrale è il trauma di uomo che con molta difficoltà tenta di tenersi in equilibrio sull’orlo dell’abisso della propria anima. Il rimpianto delle occasione sfumate lo tormenta e si percepisce il trauma che prova quando scopre le mille sfaccettature del suo ‘io’. Anche se grazie ad una donna il percorso verso la scoperta di se medesimo verrà facilitato.
Hesse, attraverso la disillusione protagonista H. Haller che prova verso la ‘società’, fa un ‘analisi della sua epoca e lancia una critica lungimirante sull’eccessivo uso della tecnologia e prevede che porterà l’uomo ad una sorta di annebbiamento mentale. Inoltre Haller rifiuta di diventare un uomo borghese pur ammettendo che sia forse l’unico compromesso fra le varie contrapposizioni dell’anima di una persona. Un modo per far parte ed essere accettato dalla ”società” e sopportarne i suoi vizi e le sue falsità. Con rammarico ravvisa in sé alcuni tratti dell’uomo borghese che rifiuta. Naturalmente non siamo una cosa sola, mettere e tenere insieme le varie componenti della propria anima risulta al protagonista un compito ben al disopra delle sue forze. Hesse o Haller (sono chiaramente sovrapponibili) scoprirà con difficoltà che solo coltivando la leggerezza e l’ironia si può galleggiare in un mondo tanto complesso.
E’ un libro intenso che leva il fiato.